Cherubini by Giovanni Carli Balolla

Cherubini by Giovanni Carli Balolla

autore:Giovanni Carli Balolla [Ballola, Giovanni Carli]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Bompiani
pubblicato: 2015-01-14T23:00:00+00:00


Crescendo ma sin troppo

Mentre la più sofferta delle delusioni professionali matura a sua insaputa tra le pagine delle Litanie della Vergine e della Messa in re minore, un inopinato atto unico bouffon conclude l’esperienza di Cherubini in un genere di spettacolo che per convenzione il corrente sistema produttivo melodrammatico definisce leggero. In attesa della nomina, che non avverrà mai, a “chef de sa Musique particulière et maître de sa Chapelle” da parte del principe Nicolaus II Esterházy, in quella cruciale estate del 1810 il Maestro si lascia tentare da una storia “imité de l’Italien”, come recita il sottotitolo, in realtà, di ascendenza illustre e antica almeno di due secoli. A sottoporgliela sarà Charles-Augustin de Bassompierre, Sewrin per le affiches teatrali: ancora un aristocratico di provincia già bersagliato dalla Rivoluzione e ora recuperato dal Direttorio grazie a una discreta fama acquistata come autore di vaudevilles e di opéras-comiques messi in musica da compositori in vista come Boïeldieu e Rodolphe Kreutzer, col quale stabilisce una collaborazione privilegiata. Sull’onda dei successi di questo binomio, culminanti nel 1808 con Jadis et aujourd’hui, manco dirlo un elogio della vigente politica imperiale rispetto al passato, Cherubini ci riprova dopo i dieci anni che ormai lo separano dalla Punition.

“Opéra-bouffon en un acte imité de l’Italien” propriamente si sottotitola il libretto consegnatogli da Sewrin, dal momento che la fonte italienne è palesemente quell’Angiolina, o Il matrimonio per sussurro di Carlo Prospero De Franceschi e Antonio Salieri, data al Kärtnerthortheater di Vienna il 22 ottobre 1800, ripresa nove anni dopo al Théâtre Italien di Parigi, cui potremmo aggiungere per affinità di soggetto quel rumoroso successo che era stato il Ser Marcantonio di Angelo Anelli e Stefano Pavesi, di scena allo stesso teatro parigino dal 26 settembre 1808. Ma Le Crescendo, così recita un titolo dal suono già offenbachiano, ha radici mediate più profonde, risalendo a Ben Johnson che nel 1620 pubblica Epicoene, or The Silent Woman, commedia in cinque atti che contempla un protagonista attempato e affetto da odio maniacale per il rumore, vittima di una beffa matrimoniale da parte del nipote e dei suoi compari. Tipico tra gli “humours” di cui il drammaturgo elisabettiano si diletta per inscenare figure stravaganti nei comportamenti e negli scopi in contesti sociali intrisi di un realismo icastico e scabro, qualcosa di più della maschera dell’Arte, di meno della possente humanitas caratteriale scespiriana, The Silent Woman finirà per tentare, tramite Stefan Zweig, un Richard Strauss rimasto vedovo inconsolabile di Hugo von Hofmannsthal: divenuta Die Schweigsame Frau, la storia di Morose, ora Sir Morosus, rivedrà le scene a Dresda nel 1935.

Sarà questo richiamo a un quotidiano nudo e crudo, alieno da prospettive ideali o da profondità introspettive, a collocare lo “humour” di Johnson tra i soggetti più attraenti per una librettistica alla ricerca di nuove vie. Tra queste, la patologia auditiva con esiti maniacali che affligge Morose e il suo pronipote cherubiniano Major Frankenstein, si profila in termini decisamente atipici rispetto agli acciacchi dei gottosi e dei podagrosi in fregola dell’opera buffa napoletana. Non



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